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Ci siamo amati per tre anni,
con la fame addosso
e sogni più larghi del letto a una piazza.
Università, appunti stropicciati,
notti in cui ci stringevamo
non per poesia,
ma per non crollare.
Tu lavoravi per restare a galla,
io rincorrevo un’idea che non pagava l’affitto.
Ci tenevamo in piedi
a turno,
senza mai sapere quando toccava all’altro.
Il tuo amore era come Napoli —
bella, viva,
ma con strade che si aprivano e si chiudevano
senza preavviso.
Mi amavi di scatto,
a denti stretti,
tra una carezza e una fuga.
E io restavo,
perché anche l’amore instabile
è casa,
se lo scegli mentre brucia.
Ora che non ci sei,
porto ancora addosso
quella città che non ho mai saputo leggere,
ma che mi ha insegnato
a sentire —
tutto,
senza sconti.